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La Storia della Congregazione
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Mons. Antonio Palladino, ispirato dall’esempio di san Domenico, del quale era particolarmente devoto, cercò molte volte di individuare il metodo utile per salvare dalla corruzione e dal peccato tante giovanette che aveva occasione di conoscere e di avvicinare durante il suo ministero parrocchiale. In particolar modo, il suo zelo mirava a salvare la gioventù operaia, a quei tempi la più esposta ai pericoli e la più insidiata. Il suo cuore di pastore non tollerava vedere quelle giovani anime nelle sartorie e per le campagne, a contatto con ogni sorta di persone e di diverso sesso, e così decise di avviare un laboratorio ove potessero essere educate cristianamente e contemporaneamente apprendere un lavoro. Insieme a questo disegno, contemplava un altro ideale assai alto e sublime: l’ispirazione a condurre un certo numero di anime ad un’alta perfezione, formandole ad una vita eucaristica intensa e di grande apostolato, riunite in una Comunità cui avrebbe dato nome e costituzioni proprie. |
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Dopo aver molto pregato e sofferto, e dopo aver riscontrato in parecchie anime da lui dirette gli stessi sentimenti e i suoi stessi desideri, intuì che quelle ispirazioni provenivano da un progetto divino. Senza più esitare decise di dare inizio all’opera che il Signore già andava preparando in quelle anime: il 21 maggio 1917 volle riunirle per la prima volta, in cinque, per comunicare loro il suo disegno. Assicuratosi della loro generosa adesione e prontezza di andare anche incontro alla morte per il raggiungimento del nobile ideale, propose e volle che fin da quel momento si desse inizio ad una piccola famiglia religiosa, pur restando ancora ciascuna nella propria famiglia, nominandone però la Superiora. Da tutte volle la promessa che avrebbero usato ogni mezzo per ottenere al più presto il consenso dei propri genitori, per poter cominciare, in una casa provvisoria, la loro vita comune. Ed essendo due di loro prive dei genitori, e quindi libere, si dichiararono pronte fin da quel momento ad abbandonare la propria casa per dedicarsi alla nuova opera. Fu così deciso di avviare subito le pratiche per trovare una casa ove poter riunire la nascente Comunità, e sottoporre l’intero progetto al vescovo diocesano Giovanni Sodo. |
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Ottenutone il consenso, il 4 agosto 1917 fu aperta la nuova casa, di fitto, composta da due appartamenti, uno per la piccola Comunità e l’altro per il laboratorio. L’istituzione del laboratorio fu efficace in quanto grande fu il concorso delle giovanette e grandi altresì furono i vantaggi che se ne ebbero: molte giovanette furono salvate e parecchie indossarono l’abito religioso con grande soddisfazione degli Istituti che le ammisero fra le proprie novizie. La nascente Comunità era formata agli inizi da tre anime pie. Il 25 novembre 1917, mons. Palladino istituì nella parrocchia di San Domenico la Fraternità Domenicana, e le prime ad essere ricevute furono le tre signorine riunite nella novella comunità, insieme alle altre aspiranti. E perché potessero subito osservare una regola già approvata, l’11 dicembre seguente furono subito ammesse alla professione. Una delle signorine rimaste in famiglia, trovandosi a letto per grave malattia, ebbe la possibilità di essere ammessa alla vestizione e alla professione contemporaneamente. Alle tre consorelle già riunite si unirono in seguito altre cinque terziarie. |
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Mons. Palladino si dedicò alla nascente Comunità con tutte le sue energie, con ogni sacrificio personale, sostenendo lotte e difficoltà da parte dei nemici, sopportando dicerie, decisioni e calunnie. Le regole fornite da mons. Palladino, volta per volta, erano basate sullo spirito di una grande ed austera penitenza interiore ed esteriore e sullo spirito di orazione: recita quotidiana dell’Ufficio del SS. Sacramento, e più tardi, quando il 27 dicembre 1918 fu loro concesso di conservare nella propria cappella il SS. Sacramento, ciascuna compiva, ogni giorno, un’ora di adorazione, e una volta al mese la veglia eucaristica con l’esposizione solenne e la celebrazione della Santa Messa durante la notte. Le opere di cui esse si occupavano riguardavano l’insegnamento del catechismo in parrocchia, il laboratorio per le giovanette operaie e l’asilo per i bambini del popolo. La possibilità di conservare nella nuova cappella la Sacre Specie fu il segno che permise a mons. Palladino di procedere nel suo progetto, tracciando le Costituzioni per la nuova Congregazione. |
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Le pratiche avviate presso la Sacra Congregazione dei Religiosi ottennero esito negativo. Per questo, mons. Palladino si recò a Roma nell’intento di individuare qualche ordine religioso che fosse più conforme alle sue aspirazioni, ma dopo vari tentativi presso alcuni istituti, riusciti vani, intuì, dietro consiglio, di aprire una Casa di Suore Terziarie Regolari, alle quali, oltre alla Regola Domenicana, far osservare le proprie Costituzioni, obiettivo che gli sarebbe stato accordato senza alcuna difficoltà. Accettò con piacere la proposta, anche se provava una certa difficoltà nel doversi legare ad una congregazione già esistente. Tornato da Roma, smise momentaneamente l’idea perché non riusciva ad ottenere una casa propria, condizione questa imposta dal vescovo per l’erezione canonica. Lasciò libere le giovani già riunite di ritirarsi in qualche altro monastero, cosa questa che gli procurò vivo dolore, ma che lo uniformò alla volontà divina. |
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Passarono diversi anni di silenzio ed in questo tempo, però, il Laboratorio e l’Asilo per il popolo continuarono la loro vita, mercé l’assistenza di alcune fra le Terziarie che offrirono spontaneamente la loro opera. Ma mons. Palladino non era pago: voleva a qualunque costo rendere stabile questa istituzione, sia col procurarle una casa propria, sia affidandola a persone religiose che ne assumessero la direzione e la responsabilità. E fu per questo che, pur non disponendo di mezzi finanziari, confidando pienamente nella divina provvidenza e col consenso del vescovo Sodo, il 3 settembre 1921 avviò l’ardua impresa della costruzione di una casa, utile per lo scopo della nuova Congregazione, ma anche per offrire un ricovero sicuro all’infanzia abbandonata. Annessa alla casa volle pure edificare una chiesa dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, dalla quale in seguito prese la denominazione l’intera Opera Pia. Lo scopo principale della nuova istituzione fu di offrire al rione Cittadella, appartenente alla parrocchia di San Domenico, ma distante dalla chiesa, un centro di redenzione, di moralità e di civiltà. Le oblazioni dei fedeli non mancarono, ma non mancarono neanche le insidie e gli ostacoli dei nemici, che cercarono di impedire l’attuazione del progetto. |
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Posa della prima pietra della
Pia Opera del Buon Consiglio |
Mons. Palladino non si scoraggiò, né si perdette d’animo, e fra le numerose difficoltà, proseguì nel nome del Signore, confortato dall’appoggio e dalla benevolenza del buon vescovo Sodo, il quale ben vedeva i frutti copiosi della divina Grazia che si sarebbero ottenuti mediante la nuova opera. In poco tempo furono ultimati i locali a pianterreno e subito furono adibiti allo scopo preposto. Fra tanto lavoro, mons. Palladino si dedicava alla formazione di alcune anime, legandole allo spirito di completa abnegazione, per ben disporle alla vita religiosa che avrebbero abbracciato non appena ultimata la casa destinata ad accoglierle. Egli aveva ormai deciso di fondare un Istituto di Suore Terziarie Domenicane, che avrebbe avviato con le anime da lui dirette, allo scopo di veder eseguito nelle opere e nello spirito, il programma da lui stesso tracciato. |
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Cappella dell'Istituto San Domenico |
Nel 1923 espose il suo pensiero più concreto ad alcune sue fedeli che vi aderirono pienamente, stendendo, dietro suo consiglio, l’atto di rinunzia della propria volontà e di quanto esse possedevano, impegnandosi inoltre a cooperare, con tutte le proprie forze, all’attuazione di un sì nobile ideale. E perché avessero potuto svolgere meglio la loro azione per l’incremento spirituale e materiale dell’Opera Pia, tre di esse ne ebbero la direzione ed amministrazione con incarichi speciali: la prima di Presidente, le altre due di Segretaria e Cassiera, formarono una commissione alle dipendenze di mons. Palladino. Fra le prove e le difficoltà, assistite visibilmente dalla Divina Provvidenza, proseguirono nella difficile impresa. |
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Per la costruzione di una nuova chiesa al Rione Cittadella, a firma di Don Antonio Palldino |
La salute di mons. Palladino, intanto, a causa dell’estenuante lavoro e per le varie contrarietà incontrate nella sua vita di intenso apostolato, incominciava a deperire, e nel novembre del 1924 fu costretto a mettersi a letto a causa di un male gravissimo mai definito dalla scienza, per cui non gli si potettero apprestare i rimedi opportuni. Durante la malattia, nonostante i continui accessi di febbre e le continue sofferenze, egli non cessò di dirigere la sua Opera Pia, e di assistere, coi suoi sapienti consigli, coloro che lavoravano con lui. Non dimenticò un solo istante la sua Opera, né la Parrocchia. Dopo un anno e mezzo di sofferenze e di dolori acerbissimi, con inalterabile pazienza e rassegnazione, il 15 maggio 1926, mons. Antonio Palladino volò al cielo a godersi il premio delle sue fatiche. Alcuni giorni prima di morire, volle vicino a sé quelle anime elette, alle quali raccomandò l’Opera Pia, incoraggiandole con la sua parola piena di zelo, a non perdersi d’animo nelle difficoltà. La vigilia della sua morte le benedisse tutte per l’ultima volta, esprimendo la sua volontà di essere vestito, dopo morto, con l’abito domenicano. |
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Bozzetto per lo stendardo delTerz'Ordine Domenicano |
Dopo la morte di mons. Palladino quelle pie anime, forti nell’impegno sacro e pienamente fiduciose nella Divina Provvidenza, continuarono a lavorare con zelo per l’Opera tanto amata. Anche il vescovo prese molto a cuore l’Opera, anzi la fece sua, assumendosene tutti i pesi e tutte le responsabilità: volle che la volontà del fondatore fosse eseguita fin nei più minuti particolari, confermando ciascuna delle signorine incaricate nell’ufficio che loro era stato affidato. Diciotto giorni prima della morte di mons. Palladino, la Presidente della Commissione perdette l’amatissimo suo padre; quantunque così fortemente provata, ella vide in questa una divina disposizione che la spingeva a dedicarsi interamente all’opera avviata. Appena libera dagli affari di famiglia ed in possesso della eredità paterna, si mise a completa disposizione del vescovo per quanto riguardava l’Opera. A questa si unì una sorella, la quale, allo scopo di effettuare e facilitare l’attuazione degli ideali di mons. Palladino, offrì all’Opera Pia, per le mani del vescovo, un fabbricato di sua proprietà, giacché in quello annesso alla Chiesa del Buon Consiglio, non era possibile potervi sistemare le suore, essendo ancora incompleto. |
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Istituto Vasciaveo |
Il vescovo approvò la proposta e, recatosi a Roma dai padri domenicani, ottenne dal Procuratore Generale, in quanto era assente il Padre Generale, la facoltà di aprire una casa di suore in Cerignola. Tornato da Roma, volle che subito si unissero alle due sorelle, le altre signorine che avessero ottenuto il consenso dei loro genitori: in tutto furono sette. Il 17 settembre 1927 la piccola Comunità cominciò il suo apostolato, ottenendo così l’approvazione diocesana: fu benedetta la cappella dove il vescovo Sodo celebrò la Santa Messa e a cui concesse il privilegio di conservare il SS. Sacramento. Per un mese, quelle anime cercarono di disporsi con la preghiera e nel raccoglimento alla vestizione, mentre si esercitavano nelle pratiche della vita comune. Il 19 ottobre il vescovo, vedendole ben disposte, dopo averle preparate con un ritiro spirituale, ne ammise due alla vestizione, quattro alla vestizione e professione, e una sola, molto giovane, la lasciò postulante: la nuova congregazione assunse il nome di Suore Domenicane del SS. Sacramento. Contemporaneamente nella medesima casa fu aperto un istituto intitolato a San Domenico, con asilo, scuole e laboratorio, e le novelle suore si dedicarono così ad una vita di apostolato, che non disgiunsero però dalla vita di orazione. |
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Istituto Vasciaveo(ingresso) |
Le Suore Domenicane del SS. Sacramento, oltre alle preghiere comuni, alla meditazione, alla lettura spirituale, alla visita al SS. Sacramento, con la Santa Comunione, quotidianamente recitavano l’Ufficio del SS. Sacramento. Appena dopo un mese dalla vestizione, la superiora con un’altra suora e la probanda si recarono, su disposizione del vescovo, nella cittadina di Ascoli Satriano, per sostenere un Orfanotrofio femminile, fondato alcuni anni prima dal defunto don Paolo Sannella. Questo sacerdote, intimo amico di mons. Palladino, aveva, con grandi sacrifici, aperto l’Orfanotrofio, superando varie difficoltà; aveva fondato in Ascoli un Istituto per orfane di guerra, affidando provvisoriamente le prime orfane, ivi raccolte, a due pie persone, ma confidando nell’aiuto delle Suore Domenicane. Saputo che mons. Palladino, di cui aveva grande stima e venerazione, ideava la fondazione di una Casa religiosa di Terziarie Domenicane in Cerignola, espresse la sua preferenza per queste future suore. Ma la morte lo colpì prima di poter vedere attuato questo disegno, ed il vescovo, che aveva ricevuto l’orfanotrofio con grande benevolenza, volle che fosse subito eseguita la volontà del fondatore. Senza esitazione inviò le novelle suore dell’Istituto San Domenico di Cerignola a compiere la loro missione presso quelle orfanelle, dando loro facoltà di svolgere altre opere di apostolato, le più opportune. |
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B.V.M. del Buon Consiglio |
Così la nuova famiglia religiosa cominciò a vivere ed operare inizialmente in due case: una in Cerignola, l’Istituto San Domenico, e l’altra in Ascoli Satriano, l’Orfanotrofio del SS. Rosario di Pompei. Una terza casa fu installata a Cerignola, secondo il desiderio di mons. Palladino la Casa Madre, nei nuovi locali dell’Opera Pia del Buon Consiglio, appena furono completati i locali. Condotta dalla Provvidenza la Congregazione andò prendendo forma, sempre sorretta dalla guida saggia e paterna dei vari vescovi del tempo. Ufficialmente fu riconosciuta con Decreto di Erezione del vescovo Sodo, decreto approvato dalla Sacra Congregazione dei Religiosi il 4 luglio 1929, adottando la Regola di Sant’Agostino osservata da tutto l’Ordine Domenicano. Inizialmente come Costituzioni proprie dell’Istituto furono considerate le direttive impartite dal fondatore dell’ordine mons. Antonio Palladino, espresse e regolate dalla voce dell’ubbidienza, e con la fraterna assistenza e gli insegnamenti dei Padri Domenicani. Terminata l’accurata compilazione delle prime Costituzioni, esse furono sottoposte alle revisione del Rev.mo P. Maestro Generale, il quale trovatele conformi allo spirito domenicano, concesse all’Istituto il Decreto di affiliazione all’Ordine il 30 maggio 1955. |
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Pia Opera del Buon Consiglio |
Tali Costituzioni furono presentate alla Sede Apostolica nel 1960 che, dopo un attento esame del testo e dei relativi documenti, il 28 dicembre 1962 concedeva alla Congregazione il “Pro Decreto” di riconoscimento e l’approvazione delle Costituzioni. Il 9 giugno 1977 la Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari costituì la Congregazione delle Suore Domenicane del SS. Sacramento in Istituto di Diritto Pontificio. Il nuovo testo delle Costituzioni, nella sua attuale stesura, è stato frutto di un lavoro lungo e impegnativo iniziato nel 1969, anno in cui la Congregazione, in ossequio alle direttive della Chiesa, si impegnò a rinnovare il suo codice fondamentale con il Capitolo Speciale, i cui Atti, contenuti nel libro delle modifiche, costituirono un’ottima base di riflessione per la revisione radicale delle Costituzioni. A questo lavoro hanno collaborato tutti i membri dell’Istituto con la preghiera, le risposte ai questionari, la libera scelta delle Capitolari per il Capitolo Generale, celebrato nel 1981-82 in due sessioni per lo studio e l’approvazione dello stesso. Il 20 marzo 1982 il testo definitivo fu presentato alla Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e veniva approvato il 19 gennaio 1984, quarantatreesimo anniversario della nascita al cielo della venerata fondatrice Madre Tarcisia Vasciaveo. |
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Istituto Vasciaveo
Altare della Pia Opera del Buon Consiglio |
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